venerdì 20 novembre 2009

L'origine del supereroe




Gulo era un ragazzo malinconico, dallo sguardo sognante. Frequentava la Facoltà di Filosofia. Lui, però, avrebbe voluto essere un supereroe, e non un filosofo.

A quel tempo, tuttavia, la città era sovrappopolata di eroi, boriosi e narcisi, che invece di aiutare le persone, pensavano solo a fare bella mostra di sé.

C’era l’Uomo Invisibile (che aveva problemi a mostrarsi, ma era borioso lo stesso), l’Uomo Acqua (che poteva trasformarsi e privatizzarsi a proprio piacimento), ed il famigerato Uomo Improcessabile.

Insomma, sembrava proprio che per Gulo non ci fosse posto...

Un giorno, però, proprio mentre il professore spiegava la maieutica socratica, Gulo decise di andarsene dall’università, e di scappare via per sempre...

Arrivato al bosco che sorgeva alla periferia della città, nel buio della notte, Gulo avvertì un versetto raccapricciante che proveniva da un cespuglio. Si avvicinò. E fu aggredito da un procione furioso, che lo morsicò al naso!

Immediatamente Gulo iniziò a trasformarsi. Gli sbucarono peli ovunque, e due grosse orecchie sul capo.

Era diventato l’Uomo Procione.


I suoi poteri, tuttavia, parevano essere soltanto due:

  1. Emanare cattivo odore.
  2. Sciacquare qualsiasi pietanza nel fiume, prima di portarla alla bocca (come sono soliti fare, appunto, gli orsetti lavatori...)

Gulo, divenuto un supereroe (anche se non proprio quello che avrebbe voluto), corse subito in città, per mostrarsi agli altri supereroi.

Quelli, però, erano tutti nello studio TV della città, a farsi belli davanti alle telecamere. Ma, cosa ancor più terribile, qualcuno aveva piazzato una bomba nello studio, per liberarsi per sempre di tutti i supereroi.

Gulo sapeva queste cose per via del suo terzo, insospettato superpotere: il “senso di procione”.

Ecco che, allora, Gulo irruppe in trasmissione, e diede l’allarme.

Tutti fuggirono.

Sia le persone del pubblico, sia quei codardi dei supereroi.

E quando la bomba esplose, soltanto il povero Gulo rimase schiacciato sotto le macerie.


Il suo verso di procione impaurito, tuttavia, fece breccia nel cuore delle persone e, così, panettieri ed idraulici, netturbini ed impiegati iniziarono a scavare tra le macerie, e trassero in salvo il povero Uomo Procione.


Da quel giorno, Gulo vaga per la città, in cerca di un modo per cacciarsi nei guai, perché possiede il potere più speciale di tutti: lui sa tirar fuori l’eroe che alberga nel cuore delle persone più semplici.


Da quel giorno, Gulo, si fa chiamare Procyon, il procione maieutico...




© 2009 – Federico Di Leva

Con illustrazioni di: F. Miglio & C. De Micheli Rossi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Davvero deliziosa e divertente questa storia...