sabato 14 novembre 2009

The Ring


Le storie: o sono tramandate o sono tremende.
Le migliori sono tremende e tramandate. Questa è una di queste.

The Ring è un film giap che non avverte il gap generazionale, perché ha l'ambizione di
spaventare chiunque lo veda, giovani leoni e nonni in carriola.
E’ molto nipponico a modo suo, quindi imperiale e anche un po' "kamikaze", che dopo
averlo visto, con tanto di sequel e prequel, tradurrei, senza esitazione alcuna, in kagacazzo.
Narra di una videocassetta maledetta, una leggenda metropolitana con più utenza della
metropolitana di Tokyo.
Chiunque la visioni riceve una telefonata soprannaturalmente anonima che lo avvisa del fatto che ha una settimana di vita.
Puntualmente sette giorni dopo i malcapitati schiattano con un'espressione di insostenibile
orrore sul volto.
A pensarci bene se un vhs li ha ridotti cosi possiamo immaginare che cose tremende sarebbero capitate loro con un dvd.
Nella cassetta si vede confusamente una sorta di cerchio, di anello appunto, che si rivelerà la bocca di un pozzo che ha ingoiato una spettrale ragazzina giapponese, nota iettatrice di cui una figura genitoriale ha saggiamente pensato bene di sbarazzarsi.
Ma la giovane menagramo è coriacea. Esce dal pozzo incazzata gialla, e nonostante sia morta come la virilità di un ottuagenario, decide di vendicarsi su poveri fruitori di vhs, che oltretutto non c'entrano un cazzo con la sua fine.
La biancovestita portaiella non si accontenta infatti di essere uscita dal pozzo, ma esosamente, esce anche dal teleschermo adunca, rapace, letale: quello che si dice "bucare il video".
E pensare che quando sono andato a vedere The Ring, ero convinto che fosse un film sulla boxe.

Andrea G. Pinketts – tratto da Lezioni di Boxe – A.C.B.
2004

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