lunedì 30 aprile 2012
Racconto: Taxi driver
Ci troveremo per le strade di una città come tante, nella storia che vi stiamo per raccontare, a bordo di un’auto guidata da una donna. Non sappiamo dove ci vorrà portare. Pertanto mettetevi comodi e seguite quanto abbiamo da dirvi.
Correva, su quelle strade sue di diritto dopo tutti i chilometri che vi aveva percorso.
Correva, sempre entro i limiti consentiti, il ticchettio del tassametro a ricordarle che il tempo scorre inesorabile e quel vetro, alle spalle, solido nel suo essere scudo tra lei e quel mondo del quale assecondava il volere.
Lo lasciava sempre leggermente abbassato: amava sentire il timbro naturale della voce dei suoi passeggeri, quasi quanto la infastidivano, invece, gli sguardi indiscreti che senza quel vetro oscurato le avrebbero lanciato.
Quella sera, però, l’uomo che salì per l’ultima corsa del giorno, stretto nel suo cappotto scuro, non le regalò neanche una parola.
Jessica aspettava indicazioni per partire, il tassametro batteva il ritmo già da un po’, ma l’uomo continuava a tacere.
Scocciata e a disagio, fece scattare il vetro per chiedere spiegazioni: occhi nocciola la fissavano nello specchietto retrovisore. Ebbe la netta sensazione di essere stata trapassata da lato a lato da quello sguardo e, quasi, ne soffrì. Si ripeteva sempre di non abbassare per nessuna ragione quel vetro, sua unica difesa. Sentì che gli occhi le bruciavano, ma non poté distoglierli.
Furono un foglio e la mano che glielo porse ad interrompere quel muto rapimento. Jessica, vedendovi scritto un indirizzo, lo afferrò, riazionò il vetro, ingranò la marcia e partì.
Sapeva bene che quella via era oltre la sua area di competenza e che il viaggio sarebbe costato uno sproposito a quell’uomo, che, probabilmente, non aveva neppure di che pagarla. Ma quello sguardo ancora la torturava, se lo sentiva addosso, sulla pelle.
Guidò come da molto non faceva, assumendosi molti più rischi di quelli propri della sua professione.
Giunta a destinazione, accostò.
Esausta, buttò lo sguardo oltre il finestrino: l’oceano la osservava.
Di nuovo il silenzio pervase l’abitacolo.
Jessica trasse un lungo respiro e abbassò ancora il vetro: quel gioco iniziava a piacerle.
L’uomo, però, non c’era più.
Capì, allora, che era stato solo il suo bisogno di abbassare una volta per tutte quello scudo che da sempre le nascondeva il mondo, a portarla fin lì.
Taxi driver
di Marta Rizzato
Libri: i più venduti della settimana
I più venduti in Italia (fonte Ibs)
3. Il rumore dei baci a vuoto, Ligabue Luciano
2. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
1. Se ti abbraccio non aver paura, Ervas Fulvio
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
2. Respiro corto, Carlotto Massimo
1. Dentro il labirinto, Camilleri Andrea
Queste top100 complete (e molte altre), al solito, su www.varesenoir.tk.
domenica 29 aprile 2012
Racconto: Relicta non bene parmula
“Relicta non bene parmula” (abbandonato non molto coraggiosamente lo scudo): è un proverbiale modo di dire latino che nasce da un’ode di Orazio, da un preciso episodio. Quello che vi stiamo per raccontare.
Bevevano i due amici, sdraiati all’ombra di un antico alloro. Bevevano da ampi calici il pregiato Massico, conservato per anni ad invecchiare in anfore accuratamente sigillate, e ora versato in abbondanza da un solerte schiavo. Bevevano per ricordare e per dimenticare, preda della feroce e lieta malinconia che sempre prende chi si ritrova dopo anni di separazione.
“Ma ti ricordi quella volta…?”
Beve, Pompeo Varo, il volto abbronzato e solcato di rughe come un vecchio lupo di mare reduce da tante tempeste.
E beve anche il suo ospite, un ometto piccolo, scuro di carnagione e di capelli, con due occhi intelligenti e vivaci, ora un po’ annebbiati dal vino.
“Ho spesso disperato di poter tornare, Orazio, amico mio” dice Pompeo, e la voce gli si incrina.
“E non sei felice?”
“ Come potrei esserlo? Ho fallito!”
“Tu? – lo sguardo color carbone di Orazio rivela un grande stupore - Ma se hai combattuto fino in ultimo per ciò in cui credevi, senza cedimenti o viltà… guarda me invece: volevo fare l’eroe, e al primo scontro sono fuggito a gambe levate, abbandonando ignobilmente il mio scudo, pur di salvarmi la pelle, coraggioso come un coniglio e saldo come un grano di polvere nel vento! E sono tornato qui, umiliato e deluso, mentre tu mostravi il tuo valore per terra e per mare!”
“Io ho combattuto, certo, ma ho perso, e la mia causa ha perso con me. E, se anche avessi vinto, la mia vittoria sarebbe durata un istante, un battito d’ali. Tu invece… forse il tuo scudo è rimasto sul campo di battaglia a Filippi, ed ora è fra i trofei di qualche tronfio nemico, ma i tuoi versi hanno conquistato il mondo. E hai dato molto di più all’umanità scrivendo le tue opere, di quanto avresti potuto fare imbracciando armi e scudo…Perché forse l’unica vera arma è la poesia. E l’unico scudo efficace la saggezza.”
Sorride lievemente, Orazio, e sospira: “Chi può dirlo, amico mio? Beviamo, Pompeo, e allontaniamo la malinconia. E non sentirti in debito verso i posteri: nessuno può sapere che accadrà domani. Null’altro gli dei consentono ai mortali, se non di essere vivi lo spazio di una vita.”
Solo ai poeti, forse, è concesso un po’ di più… o, almeno, a loro piace crederlo.
Relicta non bene parmula
di Maura Rodi
sabato 28 aprile 2012
Libri: I consigli noir di Paolo Franchini
Mickey ha passato la vita con il terrore di non riconoscere l'innocenza nel caso se la fosse trovata davanti: è un avvocato di Los Angeles, un uomo che si sposta da un tribunale all'altro per difendere piccoli criminali, squattrinati che gli garantiscono appena la sopravvivenza. Quando un playboy accusato di aver aggredito una donna lo incarica della sua difesa, Mickey tocca il cielo con un dito: finalmente un cliente pieno di soldi. Quando l'investigatore privato che lavora con lui, però, viene ucciso, l'avvocato scopre che la sua ossessione per l'innocenza l'ha portato a scontrarsi con la malvagità e l'ha condotto davanti a un baratro pericoloso. Per salvarsi, oramai, a Mickey non rimarrà che ricorrere a tutte le armi in suo possesso, lecite o meno che siano.
La difesa (Dudley W. Buffa)
C'è un uomo che può ingannare chiunque, che non conosce sconfitte né rimorsi e che non confonde la legge con la giustizia. Si chiama Joseph Antonelli ed è un avvocato. Quando il giudice Rifkin lo convoca a difendere un pregiudicato accusato di aver violentato la figliastra, l'uomo compie il proprio dovere al meglio e, fra l'indignazione generale, l'orco viene rimesso in libertà. Qualche tempo dopo, però, un cadavere rinvenuto nel più impensabile dei luoghi lo trascina in una storia che lo lascia sconvolto. Anzi, di più.
www.paolofranchini.tk
Gli scudi della bottega del mistero
Gli scudi furono inventati in epoca molto antica per proteggere i guerrieri dal lancio di pietre e frecce nemiche. In origine erano dei telai di legno su cui erano fissate pelli di animali. Già le armate del Faraone, nell'antico egitto utilizzavano questo tipo di armamento.
Sempre a proposito di Egiziani una leggenda racconta che quando i Persiani invasero l'Egitto, legarono dei gatti agli scudi. Poiché erano animali sacri per gli Egiziani, questi si rifiutarono di tirare sui nemici. Che così vinsero la battaglia e conquistarono il paese.
Secondo il mito la dea greca Atena su proprio scudo portava invece la testa della Medusa, una mostruosa creatura infernale che poteva tramutare in pietra chiunque la guardasse.
Sugli scudi però, normalmente, non si attaccavo animali vivi, né teste infernali ma si dipingevano i simboli dei guerrieri. I loro stemmi araldici, insomma, che potevano riprodurre oggetti, edifici e anche animali. Gli scudi divennero così emblema delle diverse casate, che li raffiguravano ovunque.
Uno dei più famosi è quello dei Visconti, famiglia destinata ad imporre la propria autorità sulla città di Milano e creare un ducato che occupava la Lombardia occidentale e il Novarese. il loro simbolo era una Vipera avente in bocca una figura umana viva.
Secondo una leggenda Azzone Visconti si era addormentato su un prato, dopo essersi tolto il suo grande elmo di acciaio. Quando si svegliò lo rimise e salì a cavallo. Allora i suoi uomini videro una vipera uscire dall'elmo. Azzone afferrò la vipera con la mano guantata d'acciaio e se la tolse dalla testa. Ma per ringraziarla di non avergli recato alcun male la mise nel proprio stemma, raffigurando se stesso come un bambino che esce indenne dalla sua bocca.
Poiché i signori usavano i loro scudi nobiliari per contrassegnare le monete che coniavano per i propri stati, si diffuse un tipo di moneta chiamata scudo.
Queste monete, d'argento o d'oro, furono introdotte nel Medioevo in Francia e rimasero in uso negli stati italiani fino all'arrivo di Napoleone. In Lombardia uno scudo valeva sei lire austriache. Sempre sei lire, ma piemontesi, valeva lo scudo dei Savoia.
Quando Napoleone invase l'Italia impose una nuova moneta, la "lira italiana", divisa in 100 centesimi, al posto delle precedenti lire degli stati regionali. E naturalmente degli scudi. Quando Napoleone fu sconfitto tornarono i vecchi sovrani con l'idea di restaurare l'ordine antico.
Ma poiché la nuova lira divisa in centesimi risultava comoda i Savoia la mantennero. Il popolo, per non confondere la nuova lira "straniera" con le vecchie lire precedenti, prese a chiamarla "franco". Questo uso continuò quando il Piemonte impose la Lira a tutta l'Italia unificata e durò fino all'introduzione dell'euro.
La sicurezza nella musica
Dal 15 al 18 agosto 1969 a Bethel un paese dello stato di New York si svolse una delle più famose manifestazioni di musica rock. L'evento prese il nome da un'altra città da cui era partita l'idea di organizzare una "tre giorni di pace e musica" con decine di artisti famosi, dagli Who a Santana, da Jimi Hendrix a Joe Cocker, giusto per citarne alcuni.
Il nome del festival è, naturalmente, Woodstock. La scelta cadde su Bethel dopo che le autorità di Walkill avevano proibito di svolgere la manifestazione nella località originale. Infine l'allevatore Max Yasgur di Bethel affittò i suoi pascoli alla "Woodstock Ventures".
La notizia si sparse rapidamente. Grazie ad una soffiata dei camerieri fu annunciata dalla radio locale prima che gli organizzatori avessero lasciato il ristorante in cui si erano accordati con Yasgur.
L'organizzazione aveva dichiarato di voler ospitare 50 mila spettatori, pensando di vendere almeno 150-200 mila biglietti. Invece alla fine sulla fattoria di Yasgur si riversarono 500 mila giovani hippie che agli occhi degli abitanti di Bethel apparivano come un'orda di cappelloni drogati.
Poiché non esistevano servizi sufficienti, né posteggi per ospitare una tale massa di persone e auto la situazione sembrava sul punto di precipitare. Il governatore dello stato di New York voleva mandare 10 mila uomini della Guardia Nazionale per restaurare l'ordine. Ma l'organizzazione riuscì a convincerlo che avrebbe garantito la sicurezza del festival coi propri mezzi.
Per cominciare, temendo violenze, l'ingresso fu reso gratuito. Per questo la Woodstock Ventures ebbe una perdita secca. Quando furono aperti i cancelli una folla enorme invase la fattoria accampandosi come poteva e dedicandosi agli "ideali" del movimento: sesso, droga & rock'n'roll. A cui si aggiunse un quarto elemento, inaspettatamente portato dalla pioggia: il fango.
Nonostante i disagi e le code interminabili per l'acqua e per i bagni insufficienti, i danni furono contenuti. Vi furono due soli morti. Uno per overdose e l'altro per un incidente provocato da un trattore.
Il segreto fu quello di un servizio di sicurezza basato sulla persuasione. Si consigliava alle persone di fare una cosa piuttosto che un'altra e non si vietava nulla, soprattutto non si facevano rispettare le leggi più violate, quelle relative alla droga e al nudismo, largamente praticati.
Si vide quanto questi aspetti organizzativi fossero importanti il 6 dicembre 1969 ad Altamont, quando i Rolling Stones organizzarono un concerto gratuito che coinvolse altri musicisti.
Gli organizzatori affidarono la sicurezza agli Hell's Angels in cambio di 500 dollari in casse di birra. Il risultato furono risse continue, e quattro morti, tra cui un diciottenne accoltellato dagli Hell's Angels mentre tentava di estrarre una pistola a pochi metri dal palco. Fu ad Altamont che il movimento hippy vide morire l'illusione di un mondo nuovo fatto di pace, amore e musica.
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Francesco Guccini - Don Chisciotte
Irene Grandi, Bruci la città
Ma voi, quali altre canzoni che parlano di scudi conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
www.illagodeimisteri.it
venerdì 27 aprile 2012
Il tema della settimana: scudo
Il passo che ci separa dal greco è breve, però: skytos è subito in agguato, infatti, e il significato stavolta è cuoio, oppure pelle che copre la carne. Sempre uno scudo protettivo, quindi.
Un'altra difesa greca, diciamo così, è poi skynion: stiamo parlando delle ciglia, messe dove sono proprio per proteggere l'occhio insieme alle palpebre.
www.paolofranchini.tk
giovedì 26 aprile 2012
Siamo in Onda è il vostro scudo
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...
Francesco Guccini, Don Chisciotte
A chi ti rivolgi quando hai bisogno di protezione?
Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.
Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it
Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net
Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
- via SMS:.389 96 96 960
Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)
La foto è una cortesia di Ele
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...
Francesco Guccini, Don Chisciotte
Un cavaliere senza macchia e senza paura lascia la sua fortezza sicura,
costruita sulla roccia incrollabile per mettersi in viaggio. La sua meta
è l'ignoto e la sua missione è combattere il male, in tutte le sue
forme.
Ma nessun cavaliere senza macchia e senza paura può affrontare il male se non ha con sé il suo cavallo, il suo scudo e soprattutto il suo scudiero. Colui si occupa di lucidargli le armi e soprattutto che gli prepara il pranzo e la cena tutti i santi giorni...
C’è però solo un programma radiofonico capace di proteggervi dalla noia del sabato sera facendovi scudo con il buonumore e la buona musica, unita al divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 28 aprile avrà come tema della serata proprio SCUDO.
Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:
Ma nessun cavaliere senza macchia e senza paura può affrontare il male se non ha con sé il suo cavallo, il suo scudo e soprattutto il suo scudiero. Colui si occupa di lucidargli le armi e soprattutto che gli prepara il pranzo e la cena tutti i santi giorni...
C’è però solo un programma radiofonico capace di proteggervi dalla noia del sabato sera facendovi scudo con il buonumore e la buona musica, unita al divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 28 aprile avrà come tema della serata proprio SCUDO.
Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:
A chi ti rivolgi quando hai bisogno di protezione?
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Buon Ascolto...
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La foto è una cortesia di Ele
martedì 24 aprile 2012
Il "Pensierismo" di Carlo Cavalli
Tacchi.
I tacchi rossi a stiletto.
Massimo due rintocchi.
Poi di corsa a letto.
http://www.pensierismi.wordpress.com/
I tacchi rossi a stiletto.
Massimo due rintocchi.
Poi di corsa a letto.
http://www.pensierismi.wordpress.com/
lunedì 23 aprile 2012
Libri: i più venduti della settimana
I più venduti in Italia (fonte Ibs)
3. Se ti abbraccio non aver paura, Ervas Fulvio
2. Dizionario delle cose perdute, Guccini Francesco
1. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. Una sola notte, Patterson James e Ledwidge Michael
2. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
1. Respiro corto, Carlotto Massimo
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3. Se ti abbraccio non aver paura, Ervas Fulvio
2. Dizionario delle cose perdute, Guccini Francesco
1. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. Una sola notte, Patterson James e Ledwidge Michael
2. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
1. Respiro corto, Carlotto Massimo
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domenica 22 aprile 2012
Racconto: Tacchi in jazz
Un ticchettio a scandire il tempo che scorre, il cuore che batte e passi veloci che inseguono un attimo, quell’attimo che è scritto nel destino di una donna, la protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Tic tac, tic tac; l’orologio azzanna il tempo. Ostacolo dopo ostacolo, son qui con la disperazione dell’eterna scelta. Son donna immersa nel sogno: una sfilata sfavillante di scarpe e scarpe. Son donna affondata nell’incubo: coppie di tacchi amabili o minacciosi.
Il tacco college adatto per la spesa e la vivacità. Si mostra orgoglioso nel suo incedere grosso e basso, comunque mai maschile né brutale.
Lo stupore mi investe rapido e mi sposta verso il tacco a triangolo che cammina su un centimetro quadrato scarso. Indossarlo è accettare la ricerca del bilanciamento fisico e soprattutto mentale quando i pensieri più spietati si alterano nel volto di mille acrobati. E non ho tempo di indagare oltre; lo sguardo precipita sul tacco a spillo. Elegante nel diametro che si assottiglia dal tallone verso terra. Scivola nell’intimo infinito di me. E poco più in là, c’è il tacco a stiletto che si insinua nella profondità più femminile di me. È sottile e sovrastante per volteggiare ad altezze impraticabili. Sale oltre la ragione per farmi esplodere di sex appeal. E arrossisco; il collo ruota imbarazzato verso il tacco a rocchetto per slittare nella ricercatezza dei volumi.
Sussurra voglia di accorgimenti per modellarsi nelle giuste proporzioni della mia personalità. Il tempo stringe e le caviglie piangono un cuoio adatto. E allora, un tacco cubano per ballare nella comodità di un invito galante che esplora sinuosi fianchi velati da arcobaleni cangianti. E il mio passo si avvicina sempre più al suo. È il delirio.
Tacco italiano, poi tacco texano; tacco a coda seguito da tacco a cono. Tacchi e tacchi affollati per glorificare il mio piede. Un’allegra baraonda di toc tac, toc tac che trottano lungo il viale alberato. E ancora l’orologio: tic tac, tic tac. Il tempo è venuto. Il ritmo è velluto.
Eccomi all’appuntamento. Lui mi corre incontro. È concerto. Tacchi su tacchi a ribadir rintocchi jazz. Lui esulta con me. Tacchi su tacchi, è jam session di abbracci. Lui è l’uomo per me. Tacchi su tacchi, è swing sincopato di baci. Lui è con me, in amore – per sempre.
Tacchi in jazz
di Sara Zancanaro
sabato 21 aprile 2012
Libri: I consigli noir di Paolo Franchini
Tacchi alti (Nicholas Blincoe)
Jack, trentaquattro anni, è un tranquillo professionista che crede di essersi lasciato alle spalle la vita sbandata e gaia della sua gioventù a Manchester. Il detective Green lo viene a cercare, però, perché si è verificato un caso di omicidio che ricorda l'assassinio del migliore amico di Jack, avvenuto anni prima. Il passato e il presente producono un viaggio nelle tenebre dell'animo umano e costringono Jack a fare i conti con quel pezzo di vita "allegra" che era convinto di essersi lasciato alle spalle.
La ballerina del Gai-Moulin (Georges Simenon)
Le ballerine sono scarpe senza tacchi e questo mi pare un ottimo motivo per parlarvi di questo ottimo romanzo giallo... Due giovani viveurs indebitati fino al collo si nascondono nella cantina buia di un losco night-club a Liegi, decisi ad attendere l'ora di chiusura per svuotare la cassa. Un cadavere, però, intravisto nell'oscurità grazie a un fiammifero, rovina i loro piani. Si tratta di un facoltoso uomo greco, un tizio che poco prima di morire era stato visto impegnato con Adèle, l'entraineuse del locale. Una notte di inganni per Maigret, una notte in cui nessuno è ciò che dice di essere. Il nostro commissario, comunque, ancora una volta arriverà alla soluzione del difficile caso.
www.paolofranchini.tk
Nella bottega del mistero ci occupiamo di tacchi
L'arte di attaccare i tacchi
Marilyn Monroe una volta disse “non so chi abbia inventato le scarpe con i tacchi alti, ma tutti gli uomini gli devono molto”. In effetti non è certo chi abbia inventato questo sottile strumento per accrescere il fascino, ma di certo sappiamo che il problema dell'altezza, non solo per le donne, è antico.
I Romani non conoscevano l'uso del tacco e le loro calzature erano tutte basse, con l'eccezione di alcune che avevano sotto la suola quelle che noi chiameremmo zeppe. Un sistema antico, usato non tanto per uso estetico, quanto per consentire di camminare su terreni e strade fangose senza affondare sino alla caviglia.
Le prime attestazioni certe di scarpe coi tacchi risalgono al Cinquecento. C'è chi sostiene, ma non è chiaro su quali basi, che la misteriosa Monna Lisa immortalata nella Gioconda da Leonardo da Vinci indossasse scarpe col tacco per aumentare il proprio fascino.
Il primo uso di una scarpa col tacco è attestata in Francia pochi anni dopo. La quattordicenne Caterina de’ Medici nel 1533 andò in sposa al Duca di Orleans che divenne in seguito Re di Francia. Essendo bassa di statura e temendo la concorrenza della favorita del re, la fascinosa Diana di Poitiers, decise di utilizzare l'arma segreta che aveva portato dall'Italia.
In un ricevimento indossò delle eleganti scarpe con tacco di sette centimetri, suscitando grande entusiasmo ed ammirazione da parte della corte e lanciando la nuova moda, che si diffuse tra gli aristocratici.
Per inciso, Caterina non si limitò ad insegnare l'eleganza dei tacchi ai francesi, ma non fidandosi della cucina d'Oltralpe portò con sé molti cuochi italiani. I quali crearono le basi della tanto celebrata cucina francese.
A proposito di lavoratori italiani emigranti abbiamo già parlato di quelli partiti dal Cusio per praticare i più svariati mestieri in varie parti d'Italia e d'Europa. Un ruolo importante tra questi avevano i conciapelle e i calzolai.
Come i lusciat del Vergante giravano di paese in paese costruendo e vendendo ombrelli, i ciabattini cusiani erano in grado non solo di riparare, ma soprattutto di costruire su misura scarpe per tutti i piedi e tutte le tasche.
Così una colonia di calzolai delle Quarne, due paesi sopra Omegna, si formò a Castellania che oggi è il più piccolo comune della provincia di Alessandria. Tra questi spiccavano i membri di una famiglia largamente rappresentata a Quarna, quella dei Coppi.
E uno dei loro discendenti, come hanno scoperto i ricercatori del Museo di Storia Quarnese, fu il leggendario ciclista Fausto Coppi. La professione di ciabattino non era però limitata alle Quarne. A Soriso e Gargallo molti esercitavano questa attività (che continua ancora oggi) e a Soriso esiste un piccolo museo che raccoglie gli strumenti di questa professione.
L'eccentricità balla sui tacchi
Nel 2008 esplode il successo travolgente di un album dal titolo benaugurante, "The Fame". È l'opera prima di una giovane cantante statunitense (il cui padre, Joseph Germanotta, ha origini italoamericane) che fin da piccola ha mostrato un talento precoce.
Dopo aver scritto la prima ballata per pianoforte a 13 anni, Stefani a 17 anni riesce a ottenere l'ammissione anticipata alla prestigiosa Tisch School of the Arts presso la New York University. Una delle 20 persone al mondo ad esserci riuscita.
Nel frattempo per mantenersi in modo indipendente comincia a lavorare come cameriera e spogliarellista in un bar dove vi sono spettacoli di burlesque. Traumatizzando, per inciso, il padre che la vede in azione.
Lì mette a punto l'idea di coniugare musica, arte, moda, sesso e celebrità, mentre dal punto di vista musicale l'idea vincente si rivela quella di coniugare la musica pop e rock con la dance, vestendo il tutto con un'immagine artisticamente innovativa e strravagante.
Gli artisti di riferimento sono certamente Madonna e Michael Jackson, capaci di imporre non solo la propria musica ma anche un'immagine molto forte. Ma la giovane cantante è affascinata soprattutto da altri modelli che arrivano da oltre oceano, dall'Inghilterra degli anni Settanta.
A ispirarla infatti sono David Bowie, il Duca Bianco i cui show erano pieni di meraviglie, e Freddy Mercury, il front man dei Queen. Mercury negli anni Settanta aveva saputo coniugare un talento vocale unico a un'immagine elaborata, indossando costumi appositamernte disegnati da stilisti e dando vita a veri e propri spettacoli teatrali sul palco, incantando il pubblico con un'immagine androgina e barocca.
Proprio in omaggio ad una canzone dei Queen, "Radio ga ga", la giovane Stefani Germanotta decide di dare al proprio personaggio il nome di Lady Gaga a cui il successo arride nel 2008 con l'uscita dell'album "The Fame".
L'apprezzamento del pubblico in tutto il mondo è tale da spingerla a lanciare pochi mesi dopo un secondo album "The Fame Monster" che, in alcuni paesi come l'Italia finisce con l'assorbire anche il primo in un ricco album doppio.
E poiché per ogni star non possono mancare le leggende mentre Lady Gaga si esibisce su scarpe dall'incredibile tacco 30, indossando costumi disegnati per lei dallo stilista inglese Alexander McQueen, si diffondono strane voci sulla sua identità.
Comincia infatti a circolare la voce che in realtà sia un uomo. Dicerie alle quali la cantante regisce con un'abile smentita che sembra soprattutto voler alimentare la curiosità morbosa dei media. Si dichiara infatti ermafrodita, aggiungendo però che sono cose di cui preferisce non parlare in pubblico...
Lady Gaga – Poker face
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Queen - She Makes Me (Stormtrooper In Stilettoes)
Vasco Rossi - Gioca con me
Ma voi, quali altre canzoni sui tacchi conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
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venerdì 20 aprile 2012
Il tema della settimana: tacchi
Il termine tacco affonda le proprie radici nel terreno dello spagnolo (tacon) e del francese (tac).
Tutto viene ricondotto alla radice tac, per l'appunto, che assume il significato di afferrare, appigliare oppure attaccare. Per estensione, in certi casi, prende anche il valore di chiodo oppure di punta.
Fra i modi di dire legati a questo termine, il più pittoresco è forse "battere il tacco". Che cosa vuole dire? Ma darsela a gambe levate, avevate dubbi?
http://www.paolofranchini.tk/
giovedì 19 aprile 2012
Mettiamo i tacchi per voi!
Tì che te tacchet i tacc, taccum a mì i me tacc! Mì taccat i tacc a tì? Taccheti tì i tò tacc, tì che te tacchet i tacc! Tu che attacchi i tacchi, attaccami
i tacchi! Io attaccare i tacchi a te? Attaccateli tu i tuoi tacchi, tu
che attacchi i tacchi!(scioglilingua milanese)
Si dice che Madame de Pompadour fosse "una ragazza ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento, nata con del buon senso e del buon cuore". Aveva anche una vera passione per lo champagne e si dice che la forma della coppa in cui si beve questo vino prezioso sia modellata proprio sulla forma del suo seno. Con queste premesse non poteva non sentirsi destinata a grandi amori, cosa che puntualmente avvenne. Divenne infatti l'amante del Re di Francia Luigi XV e la donna francese più potente del XVIII secolo. E poiché era una ragazza saggia e voleva ben figurare si fece realizzare delle scarpe con eleganti tacchi a spillo, lanciando anche questa moda.
C’è però solo un programma radiofonico elegante come una scarpa coi tacchi e pieno di buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 21 aprile avrà come tema della serata proprio TACCHI.
Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:
se doveste paragonare un tacco alla vostro modo di essere, come sarebbe e perché?
Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.
Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it
Per ascoltare Siamo in Onda: - FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia - INTERNET in streaming su www.puntoradio.net
Per intervenire in DIRETTA:- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it- via SMS:.389 96 96 960
Buon Ascolto...(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)
La foto è una cortesia di Ele
Si dice che Madame de Pompadour fosse "una ragazza ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento, nata con del buon senso e del buon cuore". Aveva anche una vera passione per lo champagne e si dice che la forma della coppa in cui si beve questo vino prezioso sia modellata proprio sulla forma del suo seno. Con queste premesse non poteva non sentirsi destinata a grandi amori, cosa che puntualmente avvenne. Divenne infatti l'amante del Re di Francia Luigi XV e la donna francese più potente del XVIII secolo. E poiché era una ragazza saggia e voleva ben figurare si fece realizzare delle scarpe con eleganti tacchi a spillo, lanciando anche questa moda.
C’è però solo un programma radiofonico elegante come una scarpa coi tacchi e pieno di buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 21 aprile avrà come tema della serata proprio TACCHI.
Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:
se doveste paragonare un tacco alla vostro modo di essere, come sarebbe e perché?
Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.
Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it
Per ascoltare Siamo in Onda: - FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia - INTERNET in streaming su www.puntoradio.net
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martedì 17 aprile 2012
Il "Pensierismo" di Carlo Cavalli
Panini.
Forse sto esagerando con i panini al salame.
Il laboratorio di analisi ha infilato il mio esito in uno scatolone di colesterolo espanso.
http://www.pensierismi.wordpress.com/
Forse sto esagerando con i panini al salame.
Il laboratorio di analisi ha infilato il mio esito in uno scatolone di colesterolo espanso.
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lunedì 16 aprile 2012
Racconto: Un boccone indigesto
Lo chiamavano “Il Bello”, amava il lusso ed era un criminale. Questa storia parla di lui. È una storia maledetta che vi porterà nel luogo del suo brutale assassinio.
Arrivo tardi.
Suono un paio di volte e poi entro, la porta è aperta. Il Bello è in salotto, legato alla sedia con del nastro adesivo e le braccia dietro la schiena, la testa riversa sul tavolo. Ha la cravatta ficcata in bocca, e nel collo, sotto la nuca, un cacciavite piantato fino al manico. La pozza di sangue riflette la luce della lampada e si allarga sul legno scuro, si insinua tra una bottiglia di vino, un bicchiere e mezzo panino al prosciutto.
Di bello non ha più niente. La faccia è un pezzo di carne livida e le bruciature di sigaretta anneriscono le braccia pallide sotto le maniche di camicia arrotolate. Anche la casa è devastata.
Hanno squarciato, smontato, spaccato tutto. È un lavoro accurato, sapevano cosa cercare.
Povero stronzo, il re dello scasso inchiodato a un tavolo. Non ho mai sopportato il suo atteggiamento da prima donna, e più d'una volta l'avrei fatto fuori per come mi guardava dall'alto in basso, come se la classe si comprasse con denaro e vestiti firmati, ma non meritava di finire accoppato in questo modo. E poi, nel suo mestiere, di classe ne aveva davvero.
Chi l'ha ridotto così ora verrà da me per fare piazza pulita.
Prima di filare lancio un'ultima occhiata al cadavere e qualcosa nell'insieme non mi convince. Il Bello era capriccioso, abiti firmati, ristoranti di lusso, caviale e champagne, e cenare in quel modo non era da lui, roba da pezzente per il suo palato viziato.
Mi avvicino alla tavola, attento a non imbrattarmi di sangue, e mi allungo sul panino morsicato, che a guardarlo bene ha l'aria di essere lì da un bel po'. Lo apro e sollevo il prosciutto. Conficcati nella mollica brillano i diamanti. Ci sono tutti. Niente da dire amico, li hai fregati proprio bene, in fondo non eri stupido come pensavo. Infilo in tasca il panino e me ne vado.
Un boccone indigesto
di Oscar Taufer
Libri: i più venduti della settimana
3. La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, Camilleri Andrea
2. Dizionario delle cose perdute, Guccini Francesco
1. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
2. Una sola notte, Patterson James e Ledwidge Michael
1. Prima di morire, Farinetti Gianni
Queste top100 complete (e molte altre), al solito, su http://www.varesenoir.tk/.
sabato 14 aprile 2012
Libri: I consigli noir di Paolo Franchini
Lord Wallace è in spiaggia, in pigiama e, soprattutto, ha un coltello ficcato nella schiena. La morte è stata istantanea e, cosa curiosa, intorno al corpo la sabbia è intatta. Il corpo giace composto senza altre ferite e questo fa escludere che sia stato gettato da un aereo. Anche le maree non hanno avuto un ruolo. Toccherà al dottor Hailey, psichiatra e investigatore per hobby, venire in aiuto della polizia e risolvere il caso. Un caso intricato, perché sono altri due gli omicidi commessi in circostanze simili. Un solo indizio accomuna i tre delitti: la presenza, accanto ai corpi, di alcune monete d'oro.
La morte e il salumiere (Massimo Marcotullio)
Qualcuno sta uccidendo i salumieri di Milano e la polizia brancola nel buio. Al presidente dell'associazione nazionale salumieri non resta che ingaggiare un investigatore privato. Toccherà così al signor Fulminazzi il compito di sbrogliare la matassa. A proposito: si tratta di un serial killer oppure la serie di omicidi nasconde solo interessi occulti e avidità? Indizio dopo indizio, e pestaggio dopo pestaggio, il nostro Marlowe padano giungerà alla verità. Con tanta fatica e altrettanto appetito.
www.paolofranchini.tk
Un panino nella bottega del mistero
Ci voleva coraggio con certo pane
Un tempo c'era un luogo a cui tutti dovevano recarsi ed era il mulino. Lì si macinavano i cereali, ma anche le castagne, per farne farina. E poiché tutti dovevano andarci era lì che si concentrava buona parte delle tasse. La tassa sul diritto di uso delle acque che azionavano i mulini nel medioevo era insomma l'equivalente delle accise sulla benzina oggi.
Sul lago d'Orta il primo mulino viene citato nel paese di Pettenasco poco dopo l'anno Mille, nel 1039. In quell'anno il Vescovo cedette il diritto di riscuotere le tasse ai canonici dell'isola di San Giulio, che appartenevano tutti alle famiglie più ricche e possedevano anche tutti i mulini del borgomanerese.
Il pane costituiva il cibo principale della povera gente, soprattutto prima che dall'Oriente arrivasse il riso e dall'America il mais e la patata. Oltre ai cereali era coltivato intensamente anche il castagno che era considerato l'albero del pane, perché le castagne potevano essere macinate ricavandone farina.
In ogni caso quando la siccità o le piogge eccessive rovinavano i raccolti di cereali, compresa la segale che era normalmente coltivata dalle nostre parti per l'alimentazione di base, era la fame. Molte rivolte popolari cominciarono proprio con l'assalto ai forni da parte del popolo affamato. La più famosa divenne la Rivoluzione Francese, che cambiò il destino dell'Europa.
Poiché in genere la farina era grezza e di pessima qualità ed era difficile conservarla, veniva macinata e cotta subito tutta assieme. Il pane così prodotto poteva durare per molto tempo, anche mesi.
Ad un certo punto però diventava così duro che nemmeno i denti mossi dalla fame riuscivano ad averne ragione. E così le buone massaie s'inventarono un modo per renderlo ancora commestibile.
Nulla andava sprecato così il pane raffermo era riutilizzato per preparare zuppe calde, come il pancotto. Il pane era cotto nell'acqua o nel brodo di gallina e condito con burro, sale e formaggio grattuggiato.
Il pane, macerato nel latte e condito con uova, uva secca e altri ingredienti dolci (solo in seguito venne aggiunto il cioccolato e lo zucchero) poteva diventare anche un'ottima torta, la torta del pane e latte, che ha molte varianti locali. Una per ogni paese potremmo dire.
Erede di queste tradizioni di arricchimento del pane con vari ingredienti è anche un pane speciale che viene preparato dalle monache dell'Isola di San Giulio solo un giorno all'anno, il 31 gennaio, festa del santo.
Si tratta del Pane di San Giulio. Pasta morbida, uvetta, noci, scorza d'arancia sono gli ingredienti, ma la misteriosa ricetta è gelosamente tenuta segreta dalle monache benedettine in un monastero di clausura a cui pochissimi possono accedere.
Ragazzi selvaggi
Agli inizi degli anni Ottanta un centinaio di ragazzi della Milano bene, uniti dalla frequentazione degli stessi licei privati e delle medesime località di vacanza e animati dal desiderio di godersi la vita lasciando alle spalle la cupa stagione degli anni di piombo, presero a ritrovarsi nei pressi del bar "Al panino" in Piazza Liberty, nel centro della città.
Nascevano in questo modo i Paninari, moda e movimento all'insegna dell'edonismo, del divertimento spensierato e dell'ostentazione ossessiva di capi di abbigliamento griffati. Un movimento che in breve supererà l'ambito di una sottocultura milanese per diventare un fenomeno di costume capace di superare le frontiere nazionali.
Nel 1986 i Pet Shop Boys, un duo inglese di musica pop elettronica, si trova a Milano ed entra in contatto con il movimento, dedicandogli una canzone dal titolo "Paninaro". Nel frattempo la rivista italiana "Il paninaro" arriva a tirare 100 mila copie diffondendo in tutta Italia l'ideologia, se così possiamo chiamarla, di un movimento per sua natura anti ideologico e disimpegnato.
Contemporaneamente il comico genovese Enzo Braschi interpretava il personaggio del Paninaro nella trasmissione televisiva cult di quegli anni, Drive In. Un programma che interpretava pienamente l'edonismo degli anni Ottanta, in cui si stava affermando la televisione commerciale che aveva la sua capitale nella "Milano da bere", celebrata in un famoso spot pubblicitario.
Nei suoi interventi televisivi Enzo Braschi canticchiava malamente quella che divenne la canzone simbolo dei paninari. Era "Wild boys" dei Duran Duran, il gruppo inglese New Romantic che in quegli stessi anni stava conoscendo un successo travolgente.
L'idea della canzone fu del direttore video dei Duran Duran, Russell Mulcahy, che sognava di trarre un film dal romanzo di William Burroughs "The Wild Boys. A book of the dead". La band avrebbe dovuto realizzare la colonna sonora del film, ma il progetto non fu attuato. Forse anche perché Mulcahy fu impegnato nella regia del film "Highlander, l'ultimo immortale" (1986) con la colonna sonora composta dai Queen. Rimane il video, ispirato per l'ambientazione e i costumi ad un altro film di quegli anni "Mad Max, oltre la sfera del tuono" (1985).
I Ragazzi Selvaggi di Burroughs è un romanzo scritto nel 1971 e ambientato nel 1988 in un mondo dominato dal totalitarismo. I ragazzi formano una tribù di guerriglieri che combatte contro lo stato di polizia, che dipinge come debosciato e drogato chiunque sia in opposizione al potere.
Secondo alcuni il romanzo sarebbe una versione anti utopica di Peter Pan, dove i protagonisti hanno perso l'innocenza dei bambini per conquistarne una nuova, selvaggia, istintiva e priva di qualsiasi tipo di inibizione. Un romanzo eccessivo e controverso, come del resto fu la vita dello scrittore.
Duran Duran, Wild boys
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Ivano Fossati, Pane e coraggio
Pet Shop Boys, Paninaro
Ma voi, quali altre canzoni che parlano di panini conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!
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venerdì 13 aprile 2012
Il tema della settimana: panino
Qualcuno, poi, riconduce la medesima radice anche al significato di proteggere, sostenere (e da qui, forse, anche il termine Padre).
Sono poi davvero numerosi i modi di dire arrivati sino ai giorni nostri. Per fare qualche esempio, "rendere pan per focaccia" (rendere il torto subito) oppure "essere pane e cacio", cioè andare molto d'accordo...
Si può anche esprimere lo stesso concetto usando la camicia e i glutei, ma è l'impatto (diciamo così) è del tutto diverso.
http://www.paolofranchini.tk/
giovedì 12 aprile 2012
Il panino di Siamo in Onda
La leggenda racconta che l’ammiraglio e politico inglese John Montagu (1718 – 1792), 4º conte di Sandwich fosse un uomo molto impegnato.
Non solamente con le due mogli, da cui ebbe complessivamente sei figli, ma anche con gli affari, gli intrighi politici del suo partito, la musica e il gioco.
Per non perdere tempo, durante le partite a carte o di golf, si faceva servire dei panini farciti al tavolo da gioco o sul campo per poter continuare a giocare mentre li mangiava.
C’è però solo un programma radiofonico gustoso come un panino ripieno di buonumore condito con una salsa fatta di buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 14 aprile avrà come tema della serata proprio PANINO.
Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:
Quale panino ti stuzzica di più?
Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.
Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it
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martedì 10 aprile 2012
Il "Pensierismo" di Carlo Cavalli
Rebus.
La piccola è nata prematuramente.
E non si sa chi sia il padre.
Un rebus nel rebus, insomma.
Settimina enigmistica.
www.pensierismi.wordpress.com
lunedì 9 aprile 2012
Racconto: Rebus
La vita a volte ci costringe ad affrontare prove che avremmo voluto evitare, matasse da districare ed enigmi da superare. La vita a volte è un rebus e risolverlo sposta un poco più avanti le prospettive del nostro esistere. Succede ad esempio alla protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
«Scusa? Cosa vuoi dire con “posso solo mezz’oretta”?»
Hai lo sguardo di un cane bastonato. Ma io non mi sento affatto animalista in questo momento e non mi intenerisci. Un intero week-end, l’attesa di vederti il lunedì e tu mi dici “posso solo mezz’oretta”??? Stai sicuramente scherzando.
«Amore mi dispiace…ci rifacciamo la prossima volta!»
Certo.
A che servono infinite attese di attimi che mi ritrovo a espandere solo con la fantasia! L’effetto di un tuo bacio me lo faccio durare quattro, anche cinque giorni…ma in realtà ne ho bisogno come l’aria. E sto in apnea per quattro, anche cinque giorni…te ne rendi conto?
«Tesoro…lascia che si calmino un po’ le acque. Ti prometto che…»
Prometti cosa? Sono nelle tue mani e mi sto sciogliendo…le tue promesse durano quanto un cubetto di ghiaccio.
È iniziato tutto perché volevo volermi bene. Ho cominciato a curare il mio look, a seguire tutorial di make up per sentirmi sempre a posto in ogni occasione. Ho messo in cassa integrazione pantaloni e scarpe da tennis, ho cominciato a desiderare di sentirmi più donna. E ci sono riuscita alla grande…ma per cosa? Perché proprio tu sei rimasto intrappolato nella mia rete? E perché in trappola ora ci sono solo io?
«Mercoledì…se esci prima dall’ufficio abbiamo un paio d’ore tutte per noi…»
Mi prendi il viso fra le mani e mi sfiori le labbra. Ti respiro a occhi chiusi e poi resto a guardarti. Dio quanto sei bello. Dio quanto adoro sentire le tue mani su di me. L’odore della tua pelle è così inebriante, mi stordisce…vorrei lasciarmi andare, permettere alla solita sopraffaz…
Eppure no! Gli elementi li ho tutti davanti a me, come in un rebus. Accanto alle tue parole appaiono delle immagini, e la soluzione è così semplice.
Una moglie e due figli.
«Tesoro? Allora siamo d’accordo per mercoledì? Ora devo scappare…»
Anch’io devo scappare.
Da te.
Ho risolto il rebus e forse sono ancora in tempo.
Rebus
di Paola Perry Amadeo
Libri: I più venduti della settimana
I più venduti in Italia (fonte Ibs)
3. La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, Camilleri Andrea
2. Dizionario delle cose perdute, Guccini Francesco
1. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. Prima di morire, Farinetti Gianni
2. L'ultima eclissi, Rollins James
1. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
Queste top100 complete (e molte altre), al solito, su www.varesenoir.tk.
domenica 8 aprile 2012
Racconto: Testamento di un enigmista
Se siete tra quelli abituati ad allineare indizi disseminati tra le parole, se amate prestare attenzione a dettagli apparentemente insignificanti, allora questa storia parla anche di voi. Perché è una storia di enigmi abilmente nascosti. Vi piacerà.
L'intera mia vita è stata un connettere i puntini tra loro, in cerca di un disegno che, però, non si è mai palesato.
Ho combattuto per colorare negli spazi più belli della nostra vita gli istanti che avrei voluto rendere eterni... almeno nella fotografia, se non nei racconti e nella mia labile memoria.
Abbiamo riso delle barzellette che l'esistenza ci ha offerto e, per me, la bellezza del tuo sorriso è sempre stato il più piacevole degli indovinelli. Così come, per te, è sempre stato un mistero il mio secondo amore: quello per la letteratura, i racconti, le trame ed i romanzi, in questa selva di parole incrociate tra realtà e memoria, tra i libri e l'altrove.
E per quanto tu fossi desiderosa di vederci identici nell'amore, sempre ti sei dovuta scontrare, mia cara, contro l'evidenza delle nostre 14 piccole differenze.
Ma non scoraggiarti proprio ora che me ne vado. Non ora che si spegne la vita di un uomo che ha passato i giorni ad appiccicare, alle cose, lettere e parole, come in un assurdo rebus senza significato.
Gioisci, anzi, perché la soluzione ad ogni enigma, ad ogni sciarada, ad ogni lucchetto o scambio vocalico... la soluzione, amore mio, sei sempre stata tu.
Ed ora lascia che io chiuda gli occhi.
Lasciami andare.
Lascia che io scopra se, anche in questo gran garbuglio che è la vita, esiste la pagina con tutte le risposte per quelli che, come me, non si sono rivelati “solutori più che abili”...
Testamento di un enigmista
di Federico Di Leva
I nuovi "Scherzi" di Paolo Franchini
http://www.16mm.it/video/16mm/ale3ena/scherzi-Jokes---Trailer-1_5070.shtml
Il filmato (della durata di 1 minuto e poco più) è visionabile su "16 mm", il nuovo canale TV griffato "Italia 2" per Mediaset.
Per saperne di più: www.scherzi.tk.
sabato 7 aprile 2012
Libri: I consigli noir di Paolo Franchini
Lago Trasimeno, 8 ottobre 1985, una storia vera. Il dottor Francesco Narducci, giovane medico perugino, scompare mentre è a bordo della sua imbarcazione. La mattina aveva ricevuto una telefonata al lavoro e nel pomeriggio, senza avvisare nessuno, si era recato al lago. Il corpo viene ritrovato giorni dopo, irriconoscibile. La morte per annegamento viene data per scontata e tutto sembra finire lì, ma la vicenda si riapre vent'anni dopo, quando la magistratura torna a indagare sul caso. Colpo di scena: la riesumazione fa scoprire come nella bara vi sia un corpo diverso da quello ripescato nel lago. Dall'autopsia, poi, risulta che la morte fu dovuta a strangolamento. Moltissime e ovvie le domande, ma sono soprattutto tre quelle che sconvolgono di più: di chi è il corpo ripescato nel lago Trasimeno? dove è finito il dottor Narducci? cosa collega questa vicenda alle inchieste sui delitti del "mostro" di Firenze?
Anime morte (Ian Rankin)
Siamo nel 2000 e questo è il primo romanzo di Ian Rankin edito in Italia. Come? Vi chiedete cosa c'entri questo con i rebus? Ma è semplice: John Rebus è il protagonista dei gialli firmati dall'autore scozzese. A questo punto, passiamo alla storia. Cosa si cela dietro il plateale suicidio di Jim Margolies, giovane promessa del reparto investigativo di Edimburgo? E perché un pedofilo appena uscito di galera è stato alloggiato in un complesso con vista su di un parco-giochi? Le possibilità di successo per un ispettore cinico e colmo di rabbia quasi mai repressa non sembrano numerose, ma John Rebus è un mastino. E scoprire la verità, come è logico attendersi, gli costerà molto caro.
www.paolofranchini.tk
I rebus della bottega del mistero
La sibilla cusiana
Si narra che ai tempi del re Tarquinio il Superbo, che fu l’ultimo re di Roma prima della repubblica (tra il 534 al 509 a.C.), si presentò alla sua corte una donna di nome Amaltea che portava con sé nove libri in cui era scritto il destino della città e gli domandò 300 monete d’oro in cambio.
Il re, trovando esagerato il prezzo richiesto, rifiutò di comprare i volumi. Ma la sibilla tornò qualche giorno dopo dicendo di aver bruciato tre libri e di volerne vendere sei per trecento monete d’oro. Il re rifiutò ancora, ma quando la Sibilla tornò per la terza volta chiedendo trecento monete per tre soli libri, avendo dato alle fiamme gli altri, il re impressionato decise infine di comprarli. Al prezzo di nove.
La donna era la Sibilla Cumana, una profetessa che viveva nei pressi del lago d’Averno, considerato una delle porte degli inferi e lì i suoi oracoli erano scritti su foglie di palma. Il vento, che entrava nell’antro della Sibilla da cento aperture, le scompigliava rendendo di difficile interpretazione, sibillino appunto, il responso.
In Italia la Sibilla Cumana era famosissima ed è citata anche nell’Eneide di Virgilio, ma esistevano altre Sibille conosciute con il nome della località dove risiedevano, come la Sibilla Eritrea, nel Mar Egeo e la Sibilla Delfica, in Grecia.
Il nome di “sibilla” era un titolo che veniva attribuito a profetesse vergini che entravano in uno stato di trance. Rispondevano alle domande che venivano loro poste emettendo oracoli in forma poetica, oscura e ambivalente.
Complice anche la lingua latina, che consentiva di collocare le parole di una frase in un ordine non fisso. Così il celebre oracolo della Sibilla “ibis redibis non morieris in bello” poteva essere letto, a seconda di dove si metteva la virgola, sia "Andrai, ritornerai e non morirai in guerra" che "Andrai, non ritornerai e morirai in guerra". Anche per questo gli oracoli della Sibilla erano considerati infallibili.
Accanto a queste famose sibille dell’antichità esiste però anche una sibilla dalle nostre parti. Per la precisione sul lago d’Orta. Nell’Ottocento venne dato alle stampe un libro intitolato “L'oracolo della Sibilla Cusiana” che nel titolo richiama un “Oracolo della Sibilla Cumana” di Pico della Mirandola.
È un libro che tra il serio e il faceto gioca con le possibili combinazioni dei responsi permettendo al lettore di avere un oracolo sul comodino. C’è da dire che alla fine dell’Ottocento la passione per l’occulto si diffuse a macchia d’olio tra le classi dirigenti e gli intellettuali, in un moltiplicarsi di sedute spiritiche, società teosofiche e sette di vario genere. E anche sul lago d’Orta, nelle sere tranquille, insospettabili personaggi si trovavano per evocare gli spiriti e conoscere il proprio destino.
Enigmi oltre lo specchio
Nel 1865 il matematico inglese Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto con lo pseudonimo di Lewis Carrol, diede alle stampe un romanzo per ragazzi che ebbe un’enorme fortuna. Era “Alice nel paese delle meraviglie” che nel 1871 ebbe un seguito con “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”.
Se nel primo romanzo Alice raggiunge uno strano paese inseguendo un coniglio bianco, nel secondo, ambientato sei mesi dopo, Alice si chiede cosa vi sia oltre lo specchio. Inaspettatamente riesce a passare dall’altra parte, incontrando una serie di folli personaggi.
È un romanzo pieno di enigmi, giochi di parole e indovinelli, estremamente difficile da tradurre in altre lingue per i continui riferimenti alla cultura inglese di quegli anni. I romanzi di Caroll dalla loro pubblicazione hanno comunque ispirato moltissimi artisti.
Al Mart di Rovereto, dal 25 febbraio al 3 giugno 2012, è di scena “Alice in Wonderland” la prima mostra che analizza in modo completo l’influenza che i celeberrimi racconti di Lewis Carroll hanno avuto sul mondo delle arti visive. E non solo, perché anche le canzoni di musicisti come Toto, Siouxsie and the Banshees e Jefferson Airplane sono ispirate ad “oltre lo specchio”.
Nel 1984 esce l’album “The riddle” del musicista inglese Nik Kershaw, che negli anni Ottanta ebbe particolare successo e continua peraltro tuttora la sua carriera artistica. Attorno all’enigma contenuto nella title track si scatenò una vera competizione, abilmente alimentata dalla casa discografica MCA, per trovare una risposta.
Per quanto riguarda il significato recondito della canzone occorre dire che in realtà non esisteva alcuna risposta nascosta. O forse l’enigma che ispirò Nik Kershaw fu piuttosto il turbamento artistico ed esistenziale di un musicista new wave nell’Inghilterra degli anni Ottanta. Anni di crisi economica e di scontro durissimo tra il governo conservatore inglese e i sindacati.
Il video che l’accompagna contiene invece molti riferimenti al romanzo “Attraverso lo specchio”. Alcuni personaggi infatti richiamano quelli del libro e l’ambientazione stessa ricorda alcuni ambienti descritti. In esso però compare anche uno strano uomo vestito di verde che cita un personaggio che appartiene ad un’altra fonte di ispirazione.
Nella fantastica Gotham City il singolare criminale inventore Edward Nigma assume il nome de l’Enigmista per colpire il proprio mortale nemico. I suoi piani si basano su giochi enigmistici, rebus e indovinelli e mirano a smascherare l’identità segreta del supereroe Batman, dimostrando così al mondo la propria superiore intelligenza.
La foto è una cortesia di ELE.
La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.
Enigma – Return to innocence
Jefferson Airplane - White Rabbit
Peter Hammill - This side of the Looking Glass
Ma voi, quali altre canzoni che parlano di enigmi conoscete?
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venerdì 6 aprile 2012
Il tema della settimana: rebus
Come tutti sanno, si tratta di un gioco mediante il quale la disposizione delle parole è data da una serie di immagini e da qualche lettera.
Il fine? Uno solo: dare forma alla frase che deve essere indovinata.
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I rebus di Siamo in Onda
Lo so. Questo post avrebbe dovuto essere pubblicato ieri. Ma c’è una domanda che non siamo riusciti a formularvi in tempo.
So anche che c’è un’altra domanda che tormenta qualcuno di voi (solo qualcuno per fortuna). Perché, dopo poco più di un anno, Alfa è tornato? E dove è stato in questo periodo?
Enigmi che meritano una risposta, ma non l’avranno ora.
Perché ora è il momento di annunciare la trasmissione radiofonica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione, proprio come quella famosa rivista di enigmistica.
È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 7 aprile avrà come tema della serata proprio REBUS.
Da tradizione ecco anche il quesito posto agli ascoltatori
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quale indizio daresti per farti conoscere al meglio?
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Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it
Per ascoltare Siamo in Onda:
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giovedì 5 aprile 2012
IL NUOVO LIBRO DI ROSSANA

Sabato 7 aprile a Siamo In Onda la vostra Poetrice parlerà del suo nuovo libro di racconti, uscito il 21 marzo: OFELIA SAPEVA NUOTARE edizioni RswItalia
C'è un salice che cresce di traverso ad un ruscello e specchia le sue foglie nella vitrea corrente; qui ella venne,il capo adorno di strane ghirlande di ranuncoli, ortiche, margheritee di quei lunghi fiori color porpora…
I versi di Shakespeare ci accompagnano fin da subito, fin dal nostro primo passo nel mondo di Rossana Girotto. Diciassette racconti, diciassette figure di donne, legate tra loro da fili sottili eppure solidi, invisibili eppure evidenti.
Sarebbe facile suddividere i racconti in due macrocategorie: da un lato quelli legati alla favola, dall’altro quelli ancorati al reale. Troppo facile e riduttivo, perché le donne di Rossana – reali o surreali - sono unite dalla diversità rispetto al senso comune, che chiamerebbe il loro modo di esistere “pazzia”. Magari leggera, ma pur sempre pazzia.
Sono tutte donne che hanno un fortissimo contatto con i sensi, con quanto le circonda.
E proprio l’acqua è un altro fil rouge segreto. “Cercavo Dio tra i resti dei rami finiti alla deriva”, (Storie di lago). Memorabili sono i passaggi in cui la protagonista si avvicina alla riva del fiume, tra svassi e germani reali. Rossana Girotto vive là dove il Ticino esce dal lago Maggiore e da questa sua terra così particolare, che non è più lago e non è ancora del tutto fiume, comincia un percorso che approda su altri fiumi: la Senna, il Tamigi, la Liffey di Dublino.
Ma la forte radice europea delle sue storie non si esaurisce nella geografia e sconfina nella letteratura e nella mitologia: insieme al mito di Ophelia incontriamo la leggenda di Grace ‘O Malley, piratessa d’Irlanda, strega per gli inglesi, eroina per gli irlandesi, una figura che affascina profondamente l'autrice (Grenouille).
Ma ancora non basta e la diversità prende altre forme: la cecità di Alessandra, sospesa nella notte tra realtà e sogno, e quella di Laura, che vede con gli altri sensi. L’omosessualità di Paolo, che non può essere ciò che gli altri vogliono che sia.
Al contrario della voce senza nome di uno dei racconti più dolorosi, che è stata ciò che gli altri volevano fino a non essere più nulla (Sono un angelo).
Infine, l'autrice affronta il rapporto con la scrittura. "Vedo tutto quello che descrivi", si complimenta la nonna con la piccola scrittrice ed è esattamente quello che noi potremmo dire a Rossana (Nonna raccontami). Ma c'è anche una vena di ironia e autoironia, nel modo in cui l'autrice delinea i ritratti dello scrittore pallido e della scrittrice di talento. Figure, ancora una volta, venate da quella leggera follia che pervade tutti i racconti.
E se si è entrati nel mondo di Rossana recitandosi nella mente i versi di Shakespeare, appena usciti ci si accorge di cantare, chissà perché, una vecchia canzone di Francesco Guccini.
Quando la sera colora di stanco
dorato tramonto le torri di guardia,
la piccola Ophelia vestita di bianco
va incontro alla notte dolcissima e scalza,
nelle sue mani ghirlande di fiori
e nei suoi capelli riflessi di sogni…
I versi di Shakespeare ci accompagnano fin da subito, fin dal nostro primo passo nel mondo di Rossana Girotto. Diciassette racconti, diciassette figure di donne, legate tra loro da fili sottili eppure solidi, invisibili eppure evidenti.
Sarebbe facile suddividere i racconti in due macrocategorie: da un lato quelli legati alla favola, dall’altro quelli ancorati al reale. Troppo facile e riduttivo, perché le donne di Rossana – reali o surreali - sono unite dalla diversità rispetto al senso comune, che chiamerebbe il loro modo di esistere “pazzia”. Magari leggera, ma pur sempre pazzia.
Sono tutte donne che hanno un fortissimo contatto con i sensi, con quanto le circonda.
E proprio l’acqua è un altro fil rouge segreto. “Cercavo Dio tra i resti dei rami finiti alla deriva”, (Storie di lago). Memorabili sono i passaggi in cui la protagonista si avvicina alla riva del fiume, tra svassi e germani reali. Rossana Girotto vive là dove il Ticino esce dal lago Maggiore e da questa sua terra così particolare, che non è più lago e non è ancora del tutto fiume, comincia un percorso che approda su altri fiumi: la Senna, il Tamigi, la Liffey di Dublino.
Ma la forte radice europea delle sue storie non si esaurisce nella geografia e sconfina nella letteratura e nella mitologia: insieme al mito di Ophelia incontriamo la leggenda di Grace ‘O Malley, piratessa d’Irlanda, strega per gli inglesi, eroina per gli irlandesi, una figura che affascina profondamente l'autrice (Grenouille).
Ma ancora non basta e la diversità prende altre forme: la cecità di Alessandra, sospesa nella notte tra realtà e sogno, e quella di Laura, che vede con gli altri sensi. L’omosessualità di Paolo, che non può essere ciò che gli altri vogliono che sia.
Al contrario della voce senza nome di uno dei racconti più dolorosi, che è stata ciò che gli altri volevano fino a non essere più nulla (Sono un angelo).
Infine, l'autrice affronta il rapporto con la scrittura. "Vedo tutto quello che descrivi", si complimenta la nonna con la piccola scrittrice ed è esattamente quello che noi potremmo dire a Rossana (Nonna raccontami). Ma c'è anche una vena di ironia e autoironia, nel modo in cui l'autrice delinea i ritratti dello scrittore pallido e della scrittrice di talento. Figure, ancora una volta, venate da quella leggera follia che pervade tutti i racconti.
E se si è entrati nel mondo di Rossana recitandosi nella mente i versi di Shakespeare, appena usciti ci si accorge di cantare, chissà perché, una vecchia canzone di Francesco Guccini.
Quando la sera colora di stanco
dorato tramonto le torri di guardia,
la piccola Ophelia vestita di bianco
va incontro alla notte dolcissima e scalza,
nelle sue mani ghirlande di fiori
e nei suoi capelli riflessi di sogni…
(dalla prefazione di Lilli Luini)
martedì 3 aprile 2012
Il "Pensierismo" di Carlo Cavalli
Piedi.
Mi hanno regalato un buono per una beauty session per i piedi.
Una tizia in camice ha tastato meticolosamente i miei calli.
Poi li ha irrorati con un olio essenziale di salvia, rosmarino e origano.
Quando ho infilato le calze, gli alluci facevano piedino alle bruschette.
www.pensierismi.wordpress.com
lunedì 2 aprile 2012
Racconto: La storia fatta con i piedi
Ecco una storia capace di ribaltare le nostre prospettive, capace di offrire un punto di vista nuovo a tutto ciò che pensavamo di sapere; una storia che parte da molto lontano, e passo dopo passo, arriva fino a noi.
Non fatevi ingannare dai libri di storia, da quelle inutili sequenze di date, battaglie, sovrani e condottieri. La storia non è stata fatta con le idee o con i trattati. Non è stata costruita, mattoncino dopo mattoncino, dalle mani o dall’ingegno.
La storia è stata fatta con i piedi.
A partire dai quelli nudi, ostinati e sudati dei nostri antenati che sulle loro gambe sono usciti dall’Africa alla conquista del mondo. Non ci sono andati in aereo e neppure in nave fino in India o in America. Eppure ci sono arrivati.
E poi i passi cadenzati delle legioni romane che hanno portato la lingua e strade e scuole e acquedotti. Tutto un bagaglio di guerra e cultura caricato sopra a piedi che marciavano nei sandali anche in mezzo alla neve.
Ed è così che si sono mossi quasi tutti gli eserciti del mondo, quando spostavano le armi e le idee. Per ogni condottiero a cavallo ce n’erano mille o diecimila a piedi. E ogni tanto un’armata si perdeva o si fermava per posare le spade o i moschetti e prendere le vanghe e tornare contadini. E a piedi andavano i mercanti, di fianco a muli o a cammelli carichi di merci. Avanti e indietro dall’Europa alla Cina, portando sete e libri proibiti.
E a piedi i conquistatori e gli esploratori, nelle foreste del Messico o alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Ostinazione che pesava su caviglie gonfie e schiene curve, sotto tutti i resoconti che avrebbero riscritto mito e geografia. E a piedi gli emigranti, con il loro carico di stracci e di sogni. Quanti ancora passano i confini di notte, con passi svelti e silenziosi!
La storia puzza di sudore e l’hanno fatta i calli doloranti e le suole rattoppate, tanto quanto le idee e le battaglie. Una storia che ha premiato, molto spesso, semplicemente chi è riuscito a fare un passo in più degli altri o a farlo prima.
E io la mia storia la devo ai piedi di mio nonno, che lo hanno portato a casa dalla Russia. E senza il suo affannarsi nella neve, dentro a stivali dalla suola chiodata, non sarei qui adesso a raccontare queste cose.
La storia fatta con i piedi
di Antonella Mecenero
Libri: i più venduti della settimana
I più venduti in Italia (fonte Ibs)
3. La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta, Camilleri Andrea
2. Dizionario delle cose perdute, Guccini Francesco
1. Fai bei sogni, Gramellini Massimo
I gialli e i noir più venduti (fonte Ibs)
3. L'ultima eclissi, Rollins James
2. La consulente, Deaver Jeffery
1. Maigret e l'informatore, Simenon Georges
Queste top100 complete (e molte altre), al solito, su http://www.varesenoir.tk/.
domenica 1 aprile 2012
Racconto: Rumore di piedi dietro di me
Hidebehind - o Nascondidietro, come potremmo tradurre il suo nome - è una creatura misteriosa, un animale leggendario, un mostro, che inquieta il sonno di generazioni di americani, compreso quello di un uomo, un emigrante italiano, in fuga dal proprio passato. Quell’uomo è il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Ecco. L’ho sentito di nuovo! Un rumore dietro di me... Lo so, mi hai già detto più volte che non c’è nessuno! Il tuo guaio però è che ci senti male! È sempre stato così. Fin da piccolo io sentivo le voci, mentre tu non ci riuscivi.
E non è il tuo unico difetto. Non hai mai creduto in me e nei miei sogni. Quando ti ho proposto di venire in America per trovare l’oro mi hai risposto che quasi tutti quelli che lo cercano finiscono per perdere se stessi.
Alla fine però ti sei rassegnato, anche perché del resto nella casa sul lago non potevamo restare. Non dopo quello che è successo a quelle due ragazze. Lo so, hai sempre ragione, mi avevi detto di lasciarle stare, ma è acqua passata, ormai.
Comunque, sei venuto, è vero, ma ti sei messo d’accordo con tutta quella gente, per cercare di mettermi paura con quelle storie di indiani che ammazzano la gente e di quelle strane creature dei boschi, o come il Sasquatch, l’Uomo Selvaggio dai grandi piedi.
Io sono andato avanti e tu sempre dietro a lamentarti, finché a furia di evocarli hai fatto arrivare davvero uno di questi mostri.
Ricordo che a parlarmene la prima volta fu quel vecchio al saloon, quello che raccontava di aver trovato una pepita gigantesca e di averla persa per sfuggire al Nascondidietro. Come ridevano quegli stupidi e gli davano del pazzo. Invece nei suoi occhi brillava la luce di chi ha la vista lunga.
Diceva che il Nascondidietro è velocissimo, così riesce sempre a starti alle spalle. Tu senti un rumore alle tue spalle, ti giri di scatto, ma lui… zac! si è già messo dietro di te. Fa sempre così con le sue vittime. Dapprima è lontano, ma giorno dopo giorno si avvicina in cerchi sempre più stretti, fino a quando riesce a morderle sul collo.
Ma io ho trovato il modo per impedire al Nascondidietro di succhiarci il sangue. Lo so, me l’avevi detto. Avremmo dovuto andarcene prima. Ma sono davvero stanco di doverti sempre dare ragione. E anche di averti sempre tra i piedi. Non mi dirai più nulla, finalmente, dopo che ti avrò infilato la testa dentro questo cappio. E il Nascondidietro resterà senza pranzo.
Rumore di piedi dietro di me di Andrea Del Duca
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